Video selezioni, aperitivo, mostra.

venerdì 2 aprile 2010

Playlist a cura di Elenora Farina

MĂRŢIŞOR ÎN ROMÂNIA
a cura di Eleonora Farina

11 marzo, 7.30 pm

video selezionati:

Călin Dan
(Arad, 1955), Sample City, 2003, 11’32”
La mia Playlist inizia con il video Sample City di Călin Dan. Il protagonista, nonostante abbia una posizione china a causa del peso della porta che sorregge sulla schiena - come ci ricorda Herta Müller - mantiene sempre e comunque la fronte alta. Non sappiamo in realtà chi sia, ha un volto ma non un nome; e non ci è neanche dato sapere perché sta passeggiando in questa condizione. Ma la casa immaginaria che si porta sulle spalle attraversa con lui le strade di Bucarest, una città rasa al suolo più volte (prima dalla seconda guerra mondiale, poi dal terremoto del 1977 e infine da Nicolae Ceauşescu). Una capitale europea che conserva la sua identità e la sua anima grazie a questa stratificazione architettonica, e sociale. Forse è proprio la strada - a tratti non asfaltata - che si vede attraverso i buchi dell’autobus? Il video fa parte del progetto d’artista “Emotional Architecture”.

Vlad Nancă
(Bucarest, 1979), Dacia – 30 Years of Social History, 2003, 4’44”
Ed ecco ripresa la città di Bucarest, con tutte le sue debolezze e bellezze, nel video Dacia – 30 Years of Social History del giovane Vlad Nancă. Una sequenza di immagini fotografiche, uno slide-show che, attraverso l’icona per eccellenza all’estero della Romania, la Dacia appunto, mostra l’immobilismo decennale insito nella dittatura comunista. E’ infatti proprio questa macchina l’oggetto che è rimasto sempre uguale a se stesso; stessa ‘uguaglianza’ che ha reso per lungo tempo la Romania una nazione schiava di malcostumi e soprusi, di corruzione routinaria e non scalfita. Nancă aggiunge un pizzico di comico - o forse solo di tristemente ironico? - al suo lavoro; lo stesso che ha alleggerito la pesante vita quotidiana di quegli anni. La Dacia (che già dal nome ricorda il territorio nel quale era locata la Romania durante l’Impero Romano) diventa quindi il simbolo stesso di una società ossidata nella sua povertà fisica e mentale.

Dan Mihalţianu
(Bucarest, 1954), La Révolution dans le boudoir, 1999, 22’30”
La Rivoluzione che ha portato al crollo del Comunismo in Romania e all’uccisione della coppia di dittatori, Nicolae ed Elena, è stata prima di tutto (e a detto di tutti ormai) una vera e propria rivoluzione mediatica, ovvero vissuta, esperita grazie alla televisione. E questo è il soggetto alla base del video La Révolution dans le boudoir di Dan Mihalţianu, nel quale il gesto della toilette quotidiana, metodica, lenta, sempre uguale a se stessa e ripetuta nelle quattro mura domestiche è contrapposto al trambusto esterno della rivolta, che però raggiunge noi e il protagonista solamente attraverso le notizie concitate provenienti dalla radio occupata dai manifestanti. Tanti sono i sospetti sulla veridicità di questo movimento di massa diventato evento televisivo, descritto quasi come il primo “big brother” della storia. Rivoluzione del popolo o (celato) colpo di Stato? Questo non è ancora dato saperlo.

Anca Benera
(Costanţa, 1977), Pacta sunt servanda, 2010, 3’37”
Problematica romena oggigiorno viva e scottante quella proposta nel lavoro di Anca Benera. Il breve video Pacta sunt servanda (Conventions must be respected) presenta in maniera diretta e ironica il conflitto centenario che si vive nella regione della Transilvania, conflitto con il popolo ungherese che va avanti da quando sono nate le due nazioni e che ancora rappresenta una ferita aperta all’interno di entrambe. La Transilvania, nucleo fondante delle terre daciche fino al 9° secolo d.C., passata poi in mano ungherese con la formazione dell’Impero Austro-Ungarico e infine, dopo la disintegrazione di quest’ultimo nel 1918, riassorbita nuovamente nel territorio romeno, rimane ancora terra di confine, nella quale l’integrazione tra i due popoli è molto lontana da avvenire. L’artista quindi, utilizzando il tipico approccio del teatro dadaista (e della sua poesia simultanea), rende evidente l’impossibilità di comunicazione tra le due etnie.

Daniel Gontz
(Bucarest, 1978), URMA – A place for me, 2007, 4’39”
La mia Playlist si conclude con il videoclip per la canzone A place for me della band romena URMA (Bucarest). L’artista Daniel Gontz lo ha realizzato quale risposta/presa di posizione nei confronti dei gravi tumulti dell’estate del 2007 seguiti al referendum per la messa in stato di accusa dell’allora Presidente della Repubblica Traian Băsescu.2 Nel video è presente la chiara e netta disapprovazione del mondo artistico romeno a quei fatti e a quegli avvenimenti: sullo sfondo delle immagini si intravedono prima l’abat-jour firmata Vlad Nancă (con le immancabili forme pop-stilizzate della Dacia) e poi un’opera fotografica dello stesso Gontz quale replica /omaggio a un lavoro del gruppo subREAL (composto, nei primi anni Novanta, anche ma non solo proprio da Călin Dan e Dan Mihalţianu); il video si chiude con il gallerista Dan Popescu che distrugge brutalmente con un martello la Televisione di Stato.


** “Il Mărţişor rappresenta, nella tradizione romena, la festa dell’inizio della primavera e si festeggia il 1° marzo. Le persone regalano ai propri cari dei piccoli portafortuna formati da un fiore bianco e rosso realizzato con fili di cotone legati tra loro, chiamati appunto Mărţişor (piccolo marzo). La tradizione vuole che questo simbolo sia portato sugli indumenti per tutto il mese di marzo, vicino al cuore, così da evocare il sentimento dell’amore, della purezza e della vita. Trascorso il periodo previsto, il Mărţişor viene appeso su un albero da frutta auspicando così un copioso raccolto.” da: http://www.italiamoldavia.org/tradizioni.aspx

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